martedì 21 novembre 2017

«Io, Emanuela» di Elisa Lai, Classe 3^F (Scuola secondaria di primo grado)

Il 9  Ottobre 2017, in occasione del 50° compleanno della nostra concittadina, tutte le terze della Scuola secondaria di primo grado dell'Istituto Comprensivo "Gramsci + Rodari" sono andate nell'aula consiliare del Comune di Sestu per assistere allo spettacolo teatrale "Io, Emanuela".
«Io, Emanuela Loi – agente della scorta di Paolo Borsellino» è un libro scritto da Annalisa Strada da cui è tratto lo spettacolo «Io, Emanuela», con la regia di Sara Poli. Laura Mantovi è la bravissima attrice che, in divisa, ha raccontato ad alunni e insegnanti la storia di Emanuela.



In un lungo monologo, ha raccontato...
Il 9 Ottobre 1967 è nata Emanuela Loi, una ragazza sempre sorridente a cui non piaceva mai sentirsi inutile. La sua vita era una sinfonia di amori, il mare era il suo più grande amore.
Aveva una sorella, Claudia, a cui era molto legata.
Un giorno Claudia sentì parlare di un concorso di polizia che si doveva tenere a distanza di pochi giorni, quindi propose ad Emanuela di farlo entrambe.
Le due sorelle decisero di fare il concorso di polizia a Roma per intraprendere la carriera di poliziotte. Affrontarono quattro giorni interi di quiz ed esami. Erano entrambe molto ansiose dell'esito. A differenza loro, i genitori facevano gli indifferenti per non farle stare male nel caso non avessero passato il concorso.
Un giorno arrivò una lettera e, ansiose, le ragazze la aprirono: Emanuela aveva passato il concorso con il massimo dei voti, mentre la sorella, dispiaciuta... aveva raggiunto appena la sufficienza. Claudia, tuttavia, molto felice per la sorella, le disse: "I voti te li sei guadagnati, sono orgogliosa di te".
Emanuela studiò con impegno, e capì che essere agente di polizia significava saper mantenere il controllo  e avere molta freddezza.
Col tempo, Emanuela si sentì sempre di più a suo agio in questo ruolo.
Poco tempo dopo, le annunciarono la sua destinazione: Palermo.
All'udire la parola Palermo, le si spezzò il cuore, ed ebbe un forte senso di sradicamento, lontana dalla sua famiglia, dal fidanzato e dai suoi amici più stretti. Questa destinazione aveva spezzato la sua illusione di poter tornare nella sua isola per lavorare.
Oltre al dispiacere per la lontananza dalla sua amata Sardegna, Emanuela era impaurita e non si vergognava a dirlo, oltretutto temeva per l'incarico in Sicilia, perché era  il territorio eletto dalla mafia, e in quel periodo ai telegiornali non si faceva altro che parlare del Maxi Processo e di stragi di mafia.
Il giorno del suo giuramento era arrivata la sua famiglia da Sestu.
Emanuela era sempre più lontana dalle sue radici.
Nel suo alloggio aveva poco più di una stanza, ma con il vantaggio di non doverla condividere con nessuno.
Il 23 Maggio 1992 accadde uno di quei fatti destinati ad entrare nei libri di Storia: un intero tratto autostradale tra l'aeroporto di Palermo e l'uscita di Capaci era stato fatto esplodere dalla mafia per uccidere il giudice Giovanni Falcone.
Emanuela, anche se non lo aveva mai conosciuto, provava una stima molto forte nei suoi confronti.
Non era morto da solo, con lui erano morti anche la moglie Francesca Morvillo, anche lei  magistrato, e tre agenti della scorta.
Quell'attentato segnava il fallimento di un sistema di difesa e l'inizio di una nuova sfida, era l'inizio di una nuova guerra.
Il 23 Maggio era stata assegnata al servizio scorte.
L'unica cosa che la faceva andar avanti senza cadere era il senso del dovere.
Doveva far parte della scorta di Paolo Borsellino!
Paolo Borsellino è stato uno dei personaggi più importanti nella lotta contro la mafia in Italia, insieme al collega e amico Giovanni Falcone, e il suo obiettivo principale era mettere il dito nei rapporti tra Stato e Mafia.
Borsellino, consapevole del suo destino, non voleva coinvolgere altre persone in eventuali attentati; infatti, alcune volte usciva di casa da solo sperando di evitare, così, il coinvolgimento degli agenti di scorta.
Emanuela era molto orgogliosa di essere una donna in divisa.
Sabato 18 Luglio, Emanuela andò in pizzeria per divertirsi e passare una giornata diversa dal solito, ma lei non riusciva a divertirsi perché l'ansia e la preoccupazione non glielo permettevano.
Domenica 19 Luglio: faceva caldo, Emanuela salì in auto con  Borsellino e gli altri agenti della  scorta. In auto c'era un silenzio totale decisamente strano, perché Borsellino era solito fare battute per ridere, invece il giudice quel pomeriggio era preoccupato e molto teso.
Arrivarono a casa della mamma di Borsellino, un breve attimo per posare il dito sul campanello e poggiare l'orecchio... e la Fiat 126 che era davanti al cancello alle 16:58 esplose.



Laura narra, con le parole di Annalisa Strada, supponendo cosa Emanuela abbia provato in quell'istante...
"Ho visto l'auto esplodere, la vernice bruciare creando bolle incandescenti, dietro alcuni riflessi di palazzi c'erano visi spaventati, ho sentito il mio corpo esplodere e ne ho percepito tutta la sofferenza. Io non sapevo che faccia avessero quelli che avevano messo la macchina lì, io non sapevo  chi avesse informato che quella domenica Borsellino dovesse andare in Via D'Amelio, so solo che avrei voluto essere una donna giusta, utile e per bene, ma non me ne hanno dato il tempo. "
Elisa Lai, Classe 3^F (Scuola secondaria di primo grado)

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