lunedì 20 novembre 2017

Visita al Santuario nuragico di Santa Cristina - Testo raccolto da Sara Tinti, classe 2^C (Scuola secondaria di primo grado) e Andreina Murgia

L’area archeologica si trova in provincia di Oristano, nel Comune di Paulilatino, e risulta composta dal Pozzo sacro di Santa Cristina e da un Villaggio nuragico.
Il Tempio è un luogo di culto: l’elemento della natura presente è l’acqua, importantissimo soprattutto quando parliamo di un tempio a pozzo dell’età nuragica. Per l’uomo nuragico, l’acqua era ancora più importante perché manifestazione della sua divinità. La denominazione del pozzo sacro di Santa Cristina è successiva all’età nuragica, risale all’età cristiana. Il pozzo si trova al centro di un Santuario ed è, quindi, espressione della religione della civiltà nuragica. Ritroviamo santuari con tempio a pozzo simili a questo in diverse aree della Sardegna, ma il Pozzo di Santa Cristina è quello più importante della Sardegna perché è il più grande, è in ottimo stato di conservazione, si trova al centro di un Santuario , che è al centro della Sardegna, è il più bello, il più elegante e l’unico nel suo genere: esso segna il culmine dell’architettura religiosa nuragica rispetto ai circa 200 tempi a pozzo che si trovano in Sardegna.
Il Nuraghe è stato costruito con le pietre grezze, naturali, in alcuni casi semilavorate. Eppure, se visitiamo il Tempio ci rendiamo conto che tutte le pietre solo nella faccia a vista sono state perfettamente tagliate, perfettamente squadrate, perfettamente levigate. In un tempio a pozzo costruito attorno al 1000/1110 a.C., quando ancora l’uomo nuragico non conosce il ferro, ma dimostra di essere un bravissimo costruttore, un architetto e ingegnere abilissimo taglia le pietre in un modo spettacolare e noi ancora oggi non conosciamo i tempi, gli strumenti, le persone che hanno contribuito alla costruzione di questo monumento; insomma, non riusciamo a giustificare il taglio delle pietre. Si tratta di basalto, pietra durissima da lavorare. Le pietre sono state tagliate così come non riusciamo a farlo oggi, sono state messe insieme a secco, perché l’uomo nuragico sapeva costruire senza malta e senza leganti. L’archeologia ufficiale la definisce la Lourdes della civiltà nuragica e si suppone che in questo santuario convenissero devoti, pellegrini, fedeli, ammalati: persone che arrivavano esclusivamente per riuscire a partecipare alle cerimonie religiose all’interno del tempio, per celebrare la sua divinità che si manifestava con l’elemento Acqua, con l’elemento Terra, con l’elemento Sole e con l’elemento Luna, stando a tutti gli studi che oggi ruotano attorno a questo posto. Ciò significa che la funzione sacra del pozzo andava di pari passo a quella calendariale e a quella astronomica. Quindi, il pozzo non era solo luogo di culto, allo stesso tempo era monumento utile a cadenzare l’avanzare del tempo, soprattutto le attività legate alla campagna perché questo era vitale nella vita dell’uomo nuragico. Quindi, dobbiamo capire bene che la divinità dell’uomo nuragico era la Madre Terra o Grande Madre o Madre Mediterranea, cioè la Natura in tutte le sue manifestazioni, perché l’uomo nuragico viveva in simbiosi con gli elementi della natura, e stando agli studi che ruotano attorno a questo pozzo, parliamo di un monumento la cui posizione e il cui orientamento è il risultato di un attentissimo calcolo astronomico.  L’uomo nuragico, quindi, non è solo un architetto, o ingegnere o costruttore, è anche un rabdomante perché trova l’acqua a sette metri circa di profondità; è un sacerdote, ovviamente, o una sacerdotessa; è un astronomo perché il Sole e la Luna sono i suoi punti di riferimento. Il periodo corrispondente alla realizzazione del Pozzo è un  periodo di grande evoluzione della civiltà nuragica: i nuraghi sono già presenti in Sardegna e l’uomo nuragico non costruisce più solo nuraghi, ma sta sviluppando il complesso nuragico. In questo periodo si avvia la costruzione o il completamento di complessi nuragici come Barumini, Losa, Santu Antine, Palmavera, Lugherras: si tratta di grandi nuraghi che hanno subito più fasi costruttive nelle quali alla torre centrale sono state addizionate più torri. L’addizione di queste torri avviene quando l’uomo nuragico costruisce questo tempio.
Se parliamo di Santuario è perché intorno al Pozzo si possono osservare dei muretti che allora erano delle capanne con una copertura in legno, una sorta di tetto, ed erano quegli ambienti che venivano destinati ad accogliere fedeli e pellegrini o ammalati, e dove erano allestite, all’occorrenza, anche bancarelle, perché nella piazza del Santuario si svolgevano i mercati, i balli, i canti, le feste.
Il pozzo di Santa Cristina si chiama così perché a poche centinaia di metri di distanza si trova la chiesa a lei dedicata, e tutt’attorno abbiamo un villaggio con case che ancora oggi vengono vissute solo durante la festa di Santa Cristina.

Visita del Tempio
Il culto delle acque si praticava con una cerimonia: quando entriamo nel pozzo incontriamo acqua e terra. Come poteva l’uomo nuragico incontrare la divinità? Scendeva nel pozzo. Nel momento in cui toccava l’acqua nel ventre della Madre Terra entrava in contatto con la divinità. L’acqua aveva proprietà benefiche, terapeutiche, taumaturgiche e curative; e probabilmente gli uomini dell’epoca andavano a toccare con le mani bagnate le parti del corpo doloranti, malate, nel caso in cui si trattasse di ammalati. Ma nel tempio non convenivano solo ammalati; c’erano anche semplici devoti con l’esigenza di incontrare la loro divinità. Il pozzo è stato costruito verso il sorgere del Sole. Infatti, due volte l’anno, solo all’equinozio primaverile e all’equinozio autunnale, il Sole si trova al centro del pozzo, lo illumina, lo abbraccia completamente, finché non si rimette al centro della vaschetta che contiene l’acqua. Due volte l’anno noi riusciamo ad assistere alla congiunzione perfetta di tre elementi della natura: Terra, Acqua e Sole, nel momento preciso che indica l’inizio della Primavera e dell’Autunno, che per l’uomo nuragico rappresentava l’inizio delle attività legate alla campagna, perché l’elemento Sole, quando raggiungeva quella posizione, rappresentava la divinità, a suggerire appunto il cadenzare del tempo. Abbiamo un foro: è la parte terminale di una camera ogivale che è un elegante nuraghe sotterraneo. Poiché un nuraghe è stato costruito con la sovrapposizione di pietre ad anello, gli anelli si sovrappongono e si restringono e determinano la tholos, cioè la pietra centrale, che chiude e completa gli anelli e determina la falsa cupola. In questo caso, abbiamo un foro in quella parte del tempio che segue le fasi lunari. Il ciclo lunare dura 18 anni e sei mesi. Ogni 18 anni e sei mesi, la Luna raggiunge il punto più alto nel cielo; quando la Luna raggiunge la massima potenza e la massima elevazione, attraverso quel foro illumina la parete della camera del pozzo, sino a toccare l’acqua. Il 16-17 dicembre del 2006 il fenomeno astronomico osservato ha confermato le eccezionali conoscenze astronomiche dell’uomo nuragico e la sua necessità di avere dei punti di riferimento per vivere e sopravvivere. Il prossimo sarà nel mese di giugno del 2024, per il Solstizio estivo. Di conseguenza, questi elementi della natura sono la manifestazione della Madre Mediterranea, Grande Madre, Madre Terra o Terra Madre, cioè la Natura e i suoi elementi. Durante la campagna di scavo sono stati recuperati dei reperti sia nel vestibolo che nella vaschetta che contiene l’acqua.

Santuario cristiano
C’è un piccolo villaggio costituito da case in pietra. La Chiesa è aperta solo per la festa di Santa Cristina. Domina la piazza del villaggio cristiano campestre chiamato Novenario, cioè luogo di Novena: nove giorni a maggio e nove giorni a ottobre, il villaggio si rianima e riprende a vivere. La chiesa e le case, che vengono abitate, sono aperte per nove giorni consecutivi perché ancora oggi si celebra la funzione religiosa dedicata a maggio a Santa Cristina,  a ottobre all’Arcangelo Raffaele. Quindi, chi ha la proprietà, si trasferisce anche a dormire. Le famiglie che si trasferiscono sono quattro o cinque, ma nel pomeriggio molti dal paese si recano al villaggio: chi scioglie un voto, chi porta avanti una promessa, chi vi si reca per una forma di devozione. E’ un culto che affonda le sue radici nel culto nuragico e il culto cristiano vi si sovrappone. Queste case sono chiamate in sardo Muristenes. Il primo impianto risale al 1200 d.C. stando ai documenti ufficiali, quando apparteneva ad un monastero: queste sono le celle dei monaci camaldolesi che venivano qua solo per il periodo di ritiro spirituale e di preghiera. In seguito, i monaci andarono via e sopraggiunsero i privati. E ancora oggi queste Muristenes appartengono a privati. Tante pietre utilizzate per la costruzione del villaggio cristiano provengono dal villaggio nuragico.

Villaggio nuragico
Si tratta dell’area più antica del parco, risalente al  1500 a.C. Prima è stato costruito il nuraghe, poi 500 anni dopo il Santuario. Forse il villaggio nuragico era stato costruito per custodire il Santuario, anche se non ci sono certezze di ciò. Il Nuraghe, risalente al 1500 a.C., aveva non solo funzione abitativa, ma anche difensiva, perché dall’alto gli abitanti vedevano il mare e il villaggio circostante, ed erano in grado di contrastare l’arrivo del nemico e organizzare la difesa. Il Nuraghe è di tipologia semplice, nato con un’unica fase costruttiva e con una sola torre, senza modifiche successive. Oggi il nuraghe è alto circa 6 m. Anticamente era alto il doppio. Abbiamo nuraghi che raggiungevano circa 25/27 metri; quindi, questo è un nuraghe piccolo. Allo stesso tempo, si può definire come il riassunto dei nuraghi, perché buona parte degli elementi presenti in questa torre sono comuni a tutti i 12 mila/13 mila, forse anche 14 mila nuraghi che abbiamo in Sardegna. Se dall’esterno queste costruzioni realizzate in pietra grezza semplice possono sembrare tutte uguali l’una all’altra, in realtà sono tutte diverse. E diverse erano le funzioni delle torri. Questo nuraghe probabilmente aveva funzione di dominio, controllo, avvistamento, comunicazione, anche conservazione, forse; ma sarebbe da scartare la sua funzione abitativa perché piccolo e freddo. E ancora c’è da scoprire e scavare, da studiare. Ciò che vediamo sono strutture successive all’impianto nuragico, perché abbiamo la certezza che altre civiltà arrivate dopo abbiano continuato a sfruttare l’impianto nuragico. Il nuraghe presenta una perfetta camera circolare con una copertura a tholos bellissima, perché in ottime condizioni. A sinistra dell’ingresso del nuraghe abbiamo una scala d’angolo di forma elicoidale, che consentiva ai suoi abitanti di arrivare alla camera superiore; quella che oggi è la terrazza del nuraghe era la base della seconda camera, di dimensioni ridotte rispetto alla camera principale. Il nuraghe aveva due camere. Quando parliamo di protonuraghe , cioè la costruzione che anticipa il nuraghe vero e proprio, allora facciamo riferimento a un nuraghe che si sviluppava in lunghezza, piuttosto che in altezza. Però se parliamo di nuraghe ci riferiamo a una costruzione che aveva minimo due piani, con due ambienti (due camere) con la scala d’andito.

Testo raccolto da Sara Tinti, classe 2^C (Scuola secondaria di primo grado) e Andreina Murgia 

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