L’area archeologica si trova in provincia di Oristano, nel
Comune di Paulilatino, e risulta composta dal Pozzo sacro di Santa Cristina e
da un Villaggio nuragico.
Il Tempio è un luogo di culto: l’elemento della natura
presente è l’acqua, importantissimo soprattutto quando parliamo di un tempio a
pozzo dell’età nuragica. Per l’uomo nuragico, l’acqua era ancora più importante
perché manifestazione della sua divinità. La denominazione del pozzo sacro di
Santa Cristina è successiva all’età nuragica, risale all’età cristiana. Il
pozzo si trova al centro di un Santuario ed è, quindi, espressione della
religione della civiltà nuragica. Ritroviamo santuari con tempio a pozzo simili
a questo in diverse aree della Sardegna, ma il Pozzo di Santa Cristina è quello
più importante della Sardegna perché è il più grande, è in ottimo stato di
conservazione, si trova al centro di un Santuario , che è al centro della
Sardegna, è il più bello, il più elegante e l’unico nel suo genere: esso segna
il culmine dell’architettura religiosa nuragica rispetto ai circa 200 tempi a
pozzo che si trovano in Sardegna.
Il Nuraghe è stato costruito con le pietre grezze, naturali,
in alcuni casi semilavorate. Eppure, se visitiamo il Tempio ci rendiamo conto
che tutte le pietre solo nella faccia a vista sono state perfettamente
tagliate, perfettamente squadrate, perfettamente levigate. In un tempio a pozzo
costruito attorno al 1000/1110 a.C., quando ancora l’uomo nuragico non conosce
il ferro, ma dimostra di essere un bravissimo costruttore, un architetto e
ingegnere abilissimo taglia le pietre in un modo spettacolare e noi ancora oggi
non conosciamo i tempi, gli strumenti, le persone che hanno contribuito alla
costruzione di questo monumento; insomma, non riusciamo a giustificare il
taglio delle pietre. Si tratta di basalto, pietra durissima da lavorare. Le
pietre sono state tagliate così come non riusciamo a farlo oggi, sono state
messe insieme a secco, perché l’uomo nuragico sapeva costruire senza malta e
senza leganti. L’archeologia ufficiale la definisce la Lourdes della civiltà nuragica e si suppone che in questo
santuario convenissero devoti, pellegrini, fedeli, ammalati: persone che
arrivavano esclusivamente per riuscire a partecipare alle cerimonie religiose
all’interno del tempio, per celebrare la sua divinità che
si manifestava con l’elemento Acqua, con l’elemento Terra, con l’elemento Sole
e con l’elemento Luna, stando a tutti gli studi che oggi ruotano attorno a
questo posto. Ciò significa che la funzione sacra del pozzo andava di pari
passo a quella calendariale e a quella astronomica. Quindi, il pozzo non era
solo luogo di culto, allo stesso tempo era monumento utile a cadenzare
l’avanzare del tempo, soprattutto le attività legate alla campagna perché
questo era vitale nella vita dell’uomo nuragico. Quindi, dobbiamo capire bene
che la divinità dell’uomo nuragico era la Madre Terra o Grande Madre o Madre
Mediterranea, cioè la Natura in tutte le sue manifestazioni, perché l’uomo
nuragico viveva in simbiosi con gli elementi della natura, e stando agli studi
che ruotano attorno a questo pozzo, parliamo di un monumento la cui posizione e
il cui orientamento è il risultato di un attentissimo calcolo astronomico. L’uomo nuragico, quindi, non è solo un
architetto, o ingegnere o costruttore, è anche un rabdomante perché trova
l’acqua a sette metri circa di profondità; è un sacerdote, ovviamente, o una
sacerdotessa; è un astronomo perché il Sole e la Luna sono i suoi punti di
riferimento. Il periodo corrispondente alla realizzazione del Pozzo è un periodo di grande evoluzione della civiltà
nuragica: i nuraghi sono già presenti in Sardegna e l’uomo nuragico non
costruisce più solo nuraghi, ma sta sviluppando il complesso nuragico. In
questo periodo si avvia la costruzione o il completamento di complessi nuragici
come Barumini, Losa, Santu Antine, Palmavera, Lugherras: si tratta di grandi
nuraghi che hanno subito più fasi costruttive nelle quali alla torre centrale
sono state addizionate più torri. L’addizione di queste torri avviene quando
l’uomo nuragico costruisce questo tempio.
Se parliamo di Santuario è perché intorno al Pozzo si
possono osservare dei muretti che allora erano delle capanne con una copertura
in legno, una sorta di tetto, ed erano quegli ambienti che venivano destinati ad
accogliere fedeli e pellegrini o ammalati, e dove erano allestite,
all’occorrenza, anche bancarelle, perché nella piazza del Santuario si
svolgevano i mercati, i balli, i canti, le feste.
Il pozzo di Santa Cristina si chiama così perché a poche
centinaia di metri di distanza si trova la chiesa a lei dedicata, e
tutt’attorno abbiamo un villaggio con case che ancora oggi vengono vissute solo
durante la festa di Santa Cristina.
Visita del Tempio
Santuario cristiano
C’è un piccolo villaggio costituito da case in pietra. La
Chiesa è aperta solo per la festa di Santa Cristina. Domina la piazza del
villaggio cristiano campestre chiamato Novenario, cioè luogo di Novena: nove
giorni a maggio e nove giorni a ottobre, il villaggio si rianima e riprende a
vivere. La chiesa e le case, che vengono abitate, sono aperte per nove giorni
consecutivi perché ancora oggi si celebra la funzione religiosa dedicata a
maggio a Santa Cristina, a ottobre
all’Arcangelo Raffaele. Quindi, chi ha la proprietà, si trasferisce anche a
dormire. Le famiglie che si trasferiscono sono quattro o cinque, ma nel
pomeriggio molti dal paese si recano al villaggio: chi scioglie un voto, chi
porta avanti una promessa, chi vi si reca per una forma di devozione. E’ un
culto che affonda le sue radici nel culto nuragico e il culto cristiano vi si
sovrappone. Queste case sono chiamate in sardo Muristenes. Il primo impianto risale al 1200 d.C. stando ai
documenti ufficiali, quando apparteneva ad un monastero: queste sono le celle
dei monaci camaldolesi che venivano qua solo per il periodo di ritiro
spirituale e di preghiera. In seguito, i monaci andarono via e sopraggiunsero i
privati. E ancora oggi queste Muristenes
appartengono a privati. Tante pietre utilizzate per la costruzione del
villaggio cristiano provengono dal villaggio nuragico.
Villaggio nuragico
Si tratta dell’area più antica del parco, risalente al 1500 a .C. Prima è stato costruito il nuraghe, poi
500 anni dopo il Santuario. Forse il villaggio nuragico era stato costruito per
custodire il Santuario, anche se non ci sono certezze di ciò. Il Nuraghe,
risalente al 1500 a .C.,
aveva non solo funzione abitativa, ma anche difensiva, perché dall’alto gli
abitanti vedevano il mare e il villaggio circostante, ed erano in grado di
contrastare l’arrivo del nemico e organizzare la difesa. Il Nuraghe è di
tipologia semplice, nato con un’unica fase costruttiva e con una sola torre,
senza modifiche successive. Oggi il nuraghe è alto circa 6 m . Anticamente era alto il
doppio. Abbiamo nuraghi che raggiungevano circa 25/27 metri; quindi, questo è
un nuraghe piccolo. Allo stesso tempo, si può definire come il riassunto dei
nuraghi, perché buona parte degli elementi presenti in questa torre sono comuni
a tutti i 12 mila/13 mila, forse anche 14 mila nuraghi che abbiamo in Sardegna.
Se dall’esterno queste costruzioni realizzate in pietra grezza semplice possono
sembrare tutte uguali l’una all’altra, in realtà sono tutte diverse. E diverse
erano le funzioni delle torri. Questo nuraghe probabilmente aveva funzione di
dominio, controllo, avvistamento, comunicazione, anche conservazione, forse; ma
sarebbe da scartare la sua funzione abitativa perché piccolo e freddo. E ancora
c’è da scoprire e scavare, da studiare. Ciò che vediamo sono strutture
successive all’impianto nuragico, perché abbiamo la certezza che altre civiltà
arrivate dopo abbiano continuato a sfruttare l’impianto nuragico. Il nuraghe
presenta una perfetta camera circolare con una copertura a tholos bellissima, perché in ottime condizioni. A sinistra
dell’ingresso del nuraghe abbiamo una scala d’angolo di forma elicoidale, che
consentiva ai suoi abitanti di arrivare alla camera superiore; quella che oggi
è la terrazza del nuraghe era la base della seconda camera, di dimensioni
ridotte rispetto alla camera principale. Il nuraghe aveva due camere. Quando
parliamo di protonuraghe , cioè la costruzione che anticipa il nuraghe vero e
proprio, allora facciamo riferimento a un nuraghe che si sviluppava in
lunghezza, piuttosto che in altezza. Però se parliamo di nuraghe ci riferiamo a
una costruzione che aveva minimo due piani, con due ambienti (due camere) con
la scala d’andito.
Testo
raccolto da Sara Tinti, classe 2^C (Scuola secondaria di primo grado) e Andreina Murgia
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