Riflessioni raccolte tra gli alunni della Classe 3^C, in
seguito all’incontro con la Polizia di Stato su Bullismo e Cyberbullismo
Enrico Manunza
In questo incontro con la polizia, basato su bullismo e
cyberbullismo, abbiamo interagito con un poliziotto, Maurizio, che è riuscito a
farci trascorrere diverse ore velocemente, raccontandoci situazioni
problematiche da lui risolte, dei casi che hanno portato anche a suicidi. Ci ha
fatto capire quali conseguenze si creano in caso di bullismo. Malgrado la
serietà dell’argomento, lui è riuscito a fare dell'ironia e ad alleggerire così
la situazione pesante. Inoltre, ci ha mostrato un'applicazione utile per segnalare
casi di bullismo, problemi con la droga,
in modo da far intervenire i poliziotti.
Sara Tinti
Non vedo non sento non parlo, queste sono le famose scimmie
di whatsapp. Noi le abbiamo reinterpretate in senso negativo, perché in realtà
vogliono dire vedi, senti, parla, in senso positivo nella vita di tutti i
giorni, ma non per parlare alle spalle di qualcuno, bensì per aiutare. Ogni
giorno troppi ragazzi si suicidano perché bullizzati e i loro “amici” non sono
riusciti ad aiutarli, non hanno seguito quelle semplici regole che potevano
salvare la vita a un innocente, a una vittima. Dall'incontro che abbiamo avuto
con la Polizia di stato, ho capito che anche un piccolo gesto di affetto verso
un'altra persona, che viene considerata un “soggetto” o con migliaia di altre
etichette, può salvarla e non dobbiamo lasciare che un individuo qualsiasi se
la prenda con un altro più debole perché, così facendo, sta dimostrando di
essere lui più debole, nascondendosi dietro una corazza.
Andrea Demurtas
Bullismo e cyberbullismo sono in forte crescita tra noi
adolescenti. Colui che ha un comportamento offensivo e violento, verso chi è
più debole o più piccolo, è un bullo. In gruppo o da solo, il bullo sceglie la
propria vittima aggredendola anche verbalmente: “le parole fanno più male delle
armi”. Cyberbullismo è un atto aggressivo attraverso pubblicazioni di foto e
video a volte compromettenti sul web o sui social. Causa un forte stress
psicologico che porta, talvolta, al suicidio di chi cade nella “rete”. Carolina
Picchio e Amanda Todd sono alcuni esempi di adolescenti che si sono tolti la
vita. Chi ha il minimo sospetto di essere vittima di bullismo di cyberbullismo,
può fare denuncia alla polizia postale attraverso un'app dal nome youpol.
Elena Spanu
Ho capito che esiste vivere e sopravvivere. Tutti sappiamo
cosa significa vivere, ma sopravvivere? Sopravvivere significa vivere a stenti,
lottando. Chi dice che il suicidio non sia una conseguenza del sopravvivere?
Sopravvivere alle pressioni psicologiche del bullismo che portano a depressione
e solitudine. Vivere senza amici è vivere? Io conosco già la mia risposta, ma
non è questo l'importante. Quel che conta è chi lo ha detto esplicitamente: con
il suicidio.
Loi Mattia
Da questo incontro ho capito che non bisogna fidarsi troppo
dei nostri dispositivi: questo perché non c'è nessuna privacy, ma non solo dei
dispositivi attraverso i quali anche alcuni nostri “amici” da un momento
all'altro ci potrebbero pugnalare alle spalle. Ho capito soprattutto che non
bisogna ammazzarsi o stare male per dei bulli, ma andare avanti senza che
questi possano rovinare la vita di una persona. Ho capito che noi, attraverso
quei “mostri” (telefoni) che teniamo in mano 24 ore su 24, siamo
sorvegliatissimi anche se non ce ne accorgiamo!
Lampis Edoardo
E’ stato un incontro molto significativo. Ci ha fatto capire
cosa potrebbe succedere a una vittima di bullismo o di cyberbullismo che non riesce più a
trattenere rabbia, tristezza e vergogna e fino a dove possa spingersi per
smettere di soffrire. Abbiamo visto e sentito racconti terribili riguardanti
ragazzini più grandi di noi, che si sono
spinti ad uccidersi pur di farla finita. Ci hanno insegnato a stare attenti a
quello che diciamo e facciamo, ma soprattutto a quello che postiamo.
Silvia Salvatori
Quando si è testimoni di episodi di bullismo, la cosa
peggiore da fare è rimanere indifferenti. Ognuno di noi non è nessuno per
sminuire o insultare persone diverse da noi. Le parole feriscono più delle
armi, bisogna stare attenti a come vengono usate. A volte, pubblicando video e
mettendosi in situazioni imbarazzanti con contenuti privati, si può rovinare la
vita di una persona portandola al suicidio (che poi sarebbe un omicidio) perché
colui che ha agito in questo modo sapeva che ciò che stava facendo avrebbe
ferito il prossimo. Ognuno di noi dovrebbe aiutare a sconfiggere il bullismo,
denunciando e parlando con gli adulti. Bisogna cercare di lasciare il mondo
migliore di come l'abbiamo trovato.
Antonio Puddu
Ho imparato che le parole fanno più male dei colpi, perché
possono fare male dal punto di vista psicologico. E’ successo a molti ragazzi
di togliersi la vita per colpa di “amici” che hanno fatto dei video senza
autorizzazione che poi sono diventati virali, come per Carolina, una ragazza
che si è tolta la vita a 15 anni per colpa di un video. Ci è stato raccontato
anche che un ragazzo russo ha creato un suicide
game (un gioco che porta al suicidio), chiamato Blue whale, un gioco che invita a fare cinquanta passi da seguire,
l'ultimo per raggiungere il palazzo più alto e poi... finisce così il messaggio
della prova. In realtà, non c’è l’invito a fare un passo avanti, però neanche a
farne uno indietro, ma i ragazzini hanno in testa solo prove suicide e quindi
molti decidono di fare quel passo in avanti…
Ilaria Boi
Ho imparato che esistono diversi
tipi di violenza, come quella fisica e mentale che possono avere come
conseguenze disturbi psicologici che possono portare alla depressione, alla
scarsa autostima, a disturbi del sonno e dell'alimentazione e, infine, al
suicidio. Un'altra forma di aggressione è il cyberbullismo che avviene con
l'uso di un apparecchio elettronico usato contro una vittima che non può facilmente
difendersi. Inoltre, ho imparato che, se si avverte la polizia o qualche adulto
di cui possiamo fidarci, come i genitori, di qualsiasi cosa di cui una persona sta
soffrendo e che da sola non è in grado di risolvere, non è fare la spia, ma
impedire che la vittima possa arrivare a suicidarsi e fermare in tempo il bullo,
il quale pensa che, comportandosi in questo modo, possa apparire più grande e
più forte degli altri, ma è tutt'altro.
Classe 3^C, Scuola secondaria di Primo grado
Nessun commento:
Posta un commento