lunedì 28 giugno 2021

Un ponte speciale per una smart city, Classe 3^B, Scuola secondaria di Primo grado

 

Un ponte speciale per una smart city



La 2^C dell’Indirizzo Scientis della Scuola di via Torino ha organizzato l’incontro “Un ponte speciale per una smart city”, a cui hanno partecipato le classi 2^A, 3^A di via Torino e 3^B di via Dante, con l’intervento dell’ingegnere Stefano Casula dell’Italferr di Roma, che ha collaborato alla ricostruzione del ponte di Genova.

Il ponte, che sostituisce il primo viadotto Polcevera, chiamato anche ponte Morandi (inaugurato nel 1967, crollato parzialmente il 14 agosto 2018 e demolito completamente nel 2019), è stato realizzato su un disegno donato alla città di Genova dall'architetto Renzo Piano, progettato da Italferr e costruito dal consorzio PerGenova, composto dalle società Webuild e Fincantieri Infrastructure. La cerimonia di inaugurazione, alla presenza delle più alte cariche dello Stato, si è tenuta il 3 agosto 2020. https://it.wikipedia.org/wiki/Viadotto_Genova_San_Giorgio 

Prima di iniziare la chiacchierata, l’ingegner Casula ha condiviso delle immagini e dei video del progetto per la realizzazione del nuovo ponte e la demolizione del vecchio ponte Morandi.

 

Domanda: Perché il ponte di Genova è considerato un ponte Smart? 

Risposta: Il Ponte di Genova è considerato un ponte Smart perché è stato costruito con tecnologie smart: ha un impianto fotovoltaico, un impianto di supervisione che fa un check sulle apparecchiature (per esempio sui pannelli solari e sull’eliminazione della condensa per evitare la corrosione per mezzo di un impianto di deumidificazione), ed è un ponte quasi autonomo dal punto di vista energetico.

D.: Per quanto riguarda i pannelli solari, quanto è autonomo il ponte? 

Dipende dal sole, dalle giornate, ma i pannelli arrivano a garantire la metà dell’autonomia. La sostenibilità è stata voluta da Renzo Piano. Il ponte è orientato da est a ovest, quindi una facciata è a sud; i pannelli a nord non prendono molta luce. Di giorno l’autosufficienza arriva al 70% e di notte il ponte si alimenta con la rete. Aggiungiamo che è stato costruito in due anni e ciò ha ridotto anche l’emissione di CO2 delle macchine. Anche per questo possiamo dire che si tratta di un ponte sostenibile. Tutto è stato pensato per l’estetica e la sostenibilità.

D.: Quanto è lungo il ponte? 

R.: Il ponte è lungo un chilometro.

D.: Quale forma ha esattamente il ponte?

R.: Il ponte ha la forma di una nave, simile alle navi dei Vichinghi, costruita da Fincantieri, impresa italiana che costruisce navi, non ponti. La forma di nave è in onore di Genova; Renzo Piano, infatti, è genovese.

D.: Quanto tempo è stato necessario per riuscire a progettare il nuovo ponte della città di Genova? 

R.: Per la progettazione del ponte in verità non c’è voluto un tempo lunghissimo, anzi lo si potrebbe definire forse uno dei tempi più brevi per la progettazione di un ponte, perché in totale più o meno sono stati impiegati circa quattro mesi. 

D.: Fondamentalmente le cause del crollo del Ponte Morandi sono dovute alla mancata manutenzione? 

 

R.: Ci sono indagini in corso e la giustizia stabilirà le cause. I controlli per la manutenzione del ponte in verità ci sono stati e chi si è occupato di svolgerla ha capito che vi era qualcosa che non andava bene. Il ponte, quindi, avrebbe dovuto essere chiuso al traffico. 

 

D.: Con quali strumenti è stata realizzata la ricostruzione? 

R.: I materiali con cui è stato costruito il nuovo ponte sono acciaio, calcestruzzo e cemento armato.

D.: Com'è nata l'idea di ricostruire il Ponte Morandi?  

R.: Il ponte Morandi è stato ricostruito per rendere giustizia alla tragedia accaduta.

 

D.: Il numero dei lampioni corrisponde al numero delle vittime? 

R.: All’inizio c’era questa idea, ma poi il numero dei lampioni è stato ridotto per problemi progettuali: tecnicamente ci sono stati problemi con le misure e quindi Renzo Piano ha dovuto rinunciare all’idea iniziale di installare tanti lampioni quante sono state le vittime del crollo.

D.: A quanto ammontava il budget a disposizione per la ricostruzione del ponte? 

R.: Sui 200 milioni di euro, esclusa la demolizione; infatti, ci sono voluti 15/20 milioni per la sola demolizione che è stata molto complessa perché il vecchio ponte Morandi era enorme. I pezzi caduti al suolo andavano demoliti e decostruiti, inoltre la demolizione ha avuto varie fasi, tra cui quella con l’esplosivo, usato quando c’era già il cantiere e le case vicine. Si è fatta particolare attenzione anche a non diffondere le polveri. Insomma, è stata molto complessa.

D.:  Che fine hanno fatto le macerie? 

R.: Il gruppo di progettazione era composta da quaranta persone; una parte era addetta allo smaltimento. Le macerie sono arrivate in discarica e poi sono state trattate per essere reimpiegate, come per esempio il calcestruzzo triturato, ma anche l’acciaio.

D.: Quali timori sono rimasti nelle persone che abitano vicino al ponte? 

R.: C’erano intere palazzine sotto il ponte che ospitavano una quarantina di famiglie. Quando abbiamo iniziato i lavori c’erano ancora i tronconi del vecchio ponte Morandi, quindi abbiamo demolito anche le palazzine che si trovavano sotto il ponte: per la sicurezza non era possibile lasciarle lì. Il ponte era degli anni ’60 e Morandi era un luminare dell’ingegneria delle costruzioni, però oggi non si farebbe più un ponte così, né una casa sotto un ponte. Col nuovo progetto è stata data una riambientalizzazione anche sotto il ponte. Oggi vicino al ponte non c’è più niente, quindi i timori dovrebbero essere svaniti e le persone sono state ricollocate in appartamenti, forse, anche  più belli. Anche quando andiamo a fare una linea ferroviaria nuova, noi ci ritroviamo per forza a buttar giù qualcosa, magari un’abitazione o altro. 

D.: Cosa la attrae maggiormente del suo lavoro?

R.: … bella domanda!... Mi piace il mio lavoro perché faccio delle cose che servono a tutti. Per me la costruzione di un ponte è un vero e proprio simbolo perché unisce due sponde. Si parla di opere importanti e che costano miliardi di euro e la cosa che mi attrae di più è il fatto che faccio il bene di tutti. Sentirsi utile agli altri è bello, per esempio nella costruzione di un tratto ferroviario che avvicina e rende più semplice la vita delle persone. Comunque… bella domanda! (Questa risposta ha colpito molto i redattori, n.d.r.)

 

D.: Cosa ha provato quando ha appreso la notizia dell'accaduto? 

R.: Un’altra bella domanda! Guardo le immagini… più di 40 morti… C’è il filmato dove si vedono le macchine che vanno giù… Ero incredulo, arrabbiato, dispiaciuto… ho provato un po’ di rabbia, sì! E mentre lo ricostruivo, pensavo a tutte le vittime. Ogni volta che modellavo e lavoravo al ponte pensavo a questo. Quindi è stata una progettazione molto concentrata perché, quando lo stavo facendo, non pensavo a Italferr, pensavo a quello che era successo… a Genova… il 13 agosto.

 Classe 3^B, Scuola secondaria di Primo grado



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