sabato 18 novembre 2017

Sorprese di mare di Elena Spanu, menzione speciale Concorso CIF - Sestu - Giugno 2017


Sorprese di mare
Foto infinite dentro un album, decisamente troppo piccolo per farcene stare così tante, cara Shelley… spero che tu possa leggere la mia lettera…
La foto che ho scelto immortala un animale che mai, e dico proprio mai, credevo sarei riuscita a fotografare.
Era un giorno di quelli afosi di luglio e con la mia famiglia e i miei parenti decidemmo di andare al mare.
Appena arrivati, corsi a piedi scalzi sulla sabbia bollente, inutile dire che dopo pochi passi me ne pentii.
Montammo l’ombrellone e mi precipitai a bagnarmi i piedi incandescenti.
Intanto che un pesce, piuttosto piccolo, mi girava intorno, pensai cosa ci sarebbe stato oltre quello scoglio...mi eccitava affatto il fatto di poter scoprire coi miei occhi se c’erano altri pesci piccoli come quello che mi girava intorno, oppure se erano molto più grandi. Intanto che pensavo, quel pestifero di mio cuginetto mi spinse e io caddi in acqua come una pera.
Dopo averlo schizzato per bene, andai sotto l’ombrellone a prendere le pinne, gli occhialini e la fotocamera subacquea. Allora mia sorella si insospettì e, da gran ficcanaso, mi chiese dove stessi andando e io dovetti raccontarle tutto; e, visto che mia madre non voleva, facemmo il patto che se lei fosse venuta con me, non avrebbe detto niente...e fu così.
Purtroppo, talmente era la fretta, mi dimenticai di mettermi la crema solare, quindi più che una bambina sembravo una fragola... anche se quel giorno non credo sarebbe stato il mio più grande interesse.
Entrammo in acqua e andammo dietro lo scoglio dove l’acqua era talmente profonda che nessuna delle due riusciva a toccare il fondo.
Era una meraviglia, più che un mare sembrava il paradiso.
Non si sentiva niente, nessuno strillo di nostra madre, niente nonne “se non mangi tutto, non vai al mare”, niente cuginetti seccanti... Niente di niente. Stranamente nemmeno i motori dei motoscafi, anche se è un fatto abbastanza frequente.
O forse sì... si sentiva qualcosa... il rumore del mare, che per me non è quello che si sente nelle conchiglie, ma è quello che senti quando nuoti, il rumore delle pinne che spingono l’acqua, le bollicine fatte dalla bocca e dal naso, le bracciate stile...
Senza accorgercene, andammo talmente in fondo che successe un fatto bellissimo...
Mia sorella, mentre guardava il fondale colmo di pesci, avvertì delle ombre lontane. All’inizio disse che eravamo entrati nella zona delle barche, ma io le risposi che non era possibile perché ce ne saremmo accorte dalle boe, poi disse che era uno squalo e, anche se con un attimo di esitazione, le controbattei che non era possibile perché noi eravamo in Sardegna.
Con il cuore in gola rimanemmo lì a cercare di capire che cosa fosse.
Si avvicinava sempre di più e l’ansia cresceva a dismisura.
Poi urlai sott’acqua “Delfino” senza che volessi dirlo, ma uscì da solo... e avevo ragione!
Presi in fretta e furia la macchina fotografica e incominciai a registrare incredula. Poi feci una foto, quella che mi ha dato l’ispirazione a scrivere questo racconto. Dopo il delfino se ne andò, probabilmente spaventato dai bagnanti che entravano in acqua per vederlo più da vicino.
Ma forse ha fatto un sorrisino, di quelli veloci ma significativi, forse voleva salutarmi e parlare con me, ma non ha avuto il tempo, si sa... il tempo scorre!
Ciao, Shelley!

Elena Spanu, Classe 1^C (Scuola secondaria di primo grado)




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