Sorprese
di mare
Foto
infinite dentro un album, decisamente troppo piccolo per farcene stare così
tante, cara Shelley… spero che tu possa leggere la mia lettera…
La
foto che ho scelto immortala un animale che mai, e dico proprio mai, credevo
sarei riuscita a fotografare.
Era
un giorno di quelli afosi di luglio e con la mia famiglia e i miei parenti
decidemmo di andare al mare.
Appena
arrivati, corsi a piedi scalzi sulla sabbia bollente, inutile dire che dopo
pochi passi me ne pentii.
Montammo
l’ombrellone e mi precipitai a bagnarmi i piedi incandescenti.
Intanto
che un pesce, piuttosto piccolo, mi girava intorno, pensai cosa ci sarebbe
stato oltre quello scoglio...mi eccitava affatto il fatto di poter scoprire coi
miei occhi se c’erano altri pesci piccoli come quello che mi girava intorno,
oppure se erano molto più grandi. Intanto che pensavo, quel pestifero di mio cuginetto
mi spinse e io caddi in acqua come una pera.
Dopo
averlo schizzato per bene, andai sotto l’ombrellone a prendere le pinne, gli
occhialini e la fotocamera subacquea. Allora mia sorella si insospettì e, da
gran ficcanaso, mi chiese dove stessi andando e io dovetti raccontarle tutto;
e, visto che mia madre non voleva, facemmo il patto che se lei fosse venuta con
me, non avrebbe detto niente...e fu così.
Purtroppo,
talmente era la fretta, mi dimenticai di mettermi la crema solare, quindi più
che una bambina sembravo una fragola... anche se quel giorno non credo sarebbe
stato il mio più grande interesse.
Entrammo
in acqua e andammo dietro lo scoglio dove l’acqua era talmente profonda che
nessuna delle due riusciva a toccare il fondo.
Era
una meraviglia, più che un mare sembrava il paradiso.
Non
si sentiva niente, nessuno strillo di nostra madre, niente nonne “se non mangi
tutto, non vai al mare”, niente cuginetti seccanti... Niente di niente.
Stranamente nemmeno i motori dei motoscafi, anche se è un fatto abbastanza
frequente.
O
forse sì... si sentiva qualcosa... il rumore del mare, che per me non è quello
che si sente nelle conchiglie, ma è quello che senti quando nuoti, il rumore
delle pinne che spingono l’acqua, le bollicine fatte dalla bocca e dal naso, le
bracciate stile...
Senza
accorgercene, andammo talmente in fondo che successe un fatto bellissimo...
Mia
sorella, mentre guardava il fondale colmo di pesci, avvertì delle ombre
lontane. All’inizio disse che eravamo entrati nella zona delle barche, ma io le
risposi che non era possibile perché ce ne saremmo accorte dalle boe, poi disse
che era uno squalo e, anche se con un attimo di esitazione, le controbattei che
non era possibile perché noi eravamo in Sardegna.
Con
il cuore in gola rimanemmo lì a cercare di capire che cosa fosse.
Si
avvicinava sempre di più e l’ansia cresceva a dismisura.
Poi
urlai sott’acqua “Delfino” senza che volessi dirlo, ma uscì da solo... e avevo
ragione!
Presi
in fretta e furia la macchina fotografica e incominciai a registrare incredula.
Poi feci una foto, quella che mi ha dato l’ispirazione a scrivere questo
racconto. Dopo il delfino se ne andò, probabilmente spaventato dai bagnanti che
entravano in acqua per vederlo più da vicino.
Ma
forse ha fatto un sorrisino, di quelli veloci ma significativi, forse voleva
salutarmi e parlare con me, ma non ha avuto il tempo, si sa... il tempo scorre!
Ciao,
Shelley!
Elena Spanu, Classe 1^C
(Scuola secondaria di primo grado)
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