“Sembra notte, eppure splende il Sole.
Sestu riposa in pace sotto il
cielo azzurro. Niente sussurri di vento tra le betulle del parchetto comunale;
niente rombi di motori lungo via San Gemiliano, niente pullman in vista alle
fermate vuote. Regna un silenzio tale che un piccione solitario che attraversa
a passetti dondolanti piazza San Giorgio, si blocca di colpo e ascolta quella
stranezza. Rimane assolutamente immobile con la testa di lato, in vigile
attesa, ma poi vede poco più in là un pezzetto di pane e dimentica tutto: una
zampetta rossa davanti all’altra, si affretta pregustandosi la mangiata con
muta felicità.”
Ho preso e riadattato il passo
sopra da un libro, non un libro qualsiasi, ma un libro sui campi di
concentramento (quindi siamo ai tempi della Seconda Guerra Mondiale), eppure esso
descrive pienamente lo scenario fuori dalle nostre mura domestiche: uno
scenario angosciante, sbigottente, agghiacciante, che fatichiamo a deglutire
nella parola “normalità”. Infatti, è un evento straordinario, una pandemia non
accadeva da almeno un secolo ad oggi.
In Italia nessuno credeva che
il Covid-19 sarebbe arrivato, “finché il problema non ci riguarda non ce ne
preoccupiamo”. Per quanto il sistema sanitario italiano sia eccellente, non
basta l’eccellenza per togliere la corona al virus. Medici e infermieri
svolgono turni massacranti, rischiano la propria vita per salvarla agli altri;
nonostante ciò, i contagi sono in continua crescita, purtroppo.
La normalità è un’incognita
irrisolvibile, alcuni studi affermano che per tornarci dovremmo impiegarci un
periodo cinque volte tanto da quando è scattato l’allarme al giorno in cui si
raggiungerà il picco dei contagi, ovvero, dal 5 marzo, un giorno sia maledetto
che benedetto, il primo perché lì è iniziato il periodo di crisi italiana, il secondo
perché con l’atto di chiudere le scuole, hanno fermato un possibile focolaio
per la comunità.
Nei social girano numerosi
hashtag, i principali sono:
-
#andràtuttobene ;
-
#insiemecelafaremo
;
-
#iorestoacasa .
Insomma, sono hashtag
promettenti, esprimono la solidarietà che c’è, esiste e vive tra gli Italiani.
Ci voleva una pandemia per risvegliare la prudenza, l’altruismo e la
fratellanza ?!?!? Ma davvero?!?
Beh… la vita prosegue, almeno
prova a proseguire in questa situazione di crisi.
Studenti e professori
rispettivamente seguono e svolgono le lezioni online, un’esperienza nuova per
tutti, organizzata da un momento all’altro.
I
lati positivi sono ridottissimi: si sviluppano nuove competenze tecnologiche,
ci si può svegliare anche tre minuti prima della lezione, non si deve correre
per non perdere il pullman o non ritardare.
Se
vi elenco tutti i lati negativi, scrivo un romanzo…J
Nella
vita da reclusi, lo stress e la frustrazione insorgono possenti, così come la nostalgia
dei propri amici e familiari, visibili solamente attraverso un mondo virtuale,
il mondo di cui tutti ci siamo abituati ad usufruire, tanto da esserne quasi… schiavi.
Per
finire, mi permetto di utilizzare l’hashtag dell’I.C. di Sestu: non è diffuso
come quelli già indicati, ma anch’esso rispecchia la situazione gravissima in
cui ci troviamo.
#noncifermiamomai.
Sara
Veroni, ex alunna dell’Istituto
(Scritto
a fine marzo, n.d.r.)
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