venerdì 17 febbraio 2023

Incontro con Carlo Carzan, di Eleonora Vicinanza, Classe 2^H, Scuola secondaria di Primo grado

INCONTRO CON CARLO CARZAN

Il giorno martedì 22 novembre nel nostro Istituto “Gramsci-Rodari” abbiamo incontrato  Carlo Carzan, un autore siciliano nonché “ludomastro” ovvero “maestro del gioco”: ci ha parlato di un argomento serio, la mafia, coinvolgendo anche noi ragazzi.

A questo evento, organizzato con la libreria “Tuttestorie”, hanno partecipato le classi 2ª H, 2ª B, 3ª B e 3ª E. Gli alunni di queste classi hanno letto uno dei libri più famosi di Carlo Carzan intitolato “FALCONE E BORSELLINO NON SONO UN AEROPORTO” che parla della storia di Falcone e Borsellino, raccontata dal punto di vista di Carzan da bambino. Poi ne hanno discusso con lui attraverso domande, interventi e osservazioni.

Negli altri libri su Falcone e Borsellino l’approccio è narrativo; invece lui, come gli altri “ludomastri”, fornisce al lettore la possibilità di interagire.

Carlo Carzan e Sonia Scalco (l’altra autrice del libro) hanno scritto tantissimi libri insieme. L’idea è quella di far ricordare Falcone e Borsellino non solo un giorno, ma nella vita quotidiana, attraverso determinati fatti. Il libro, infatti, nasce per rendere viva la memoria dell’accaduto da un punto di vista diverso rispetto a tutti gli altri libri. Racconta di come lui vive questo periodo dai 13 ai 25 anni circa. Ci parla dei suoi pensieri e ci dice che quando era piccolo, non aveva mai pensato che la mafia potesse entrare nella sua vita.

Carzan ci racconta della sua ammirazione per Borsellino che, dopo la morte di Falcone, sa che anche la sua fine è vicina. Borsellino parla con l’agente di scorta Emanuela Loi a cui dice: “Tu ragazza giovane, io adulto, io dovrei proteggere te e invece tu proteggi me”.

L’autore vuole farci capire che le parole che hanno lo stesso significato (sinonimi) possono sembrare parole diverse perché ci danno impressioni differenti. Ci fa notare, per esempio, che le parole “ammazzato” e “ucciso” hanno lo stesso significato, ma trasmettono diverse sensazioni. Dopo averci riflettuto un po’, siamo tutti arrivati alla conclusione che la parola “ammazzato” fa un effetto diverso, peggiore, pare una morte più tragica e brutta, ma in realtà ha lo stesso significato di “ucciso”.

La mafia esisteva da moltissimo tempo, ma le persone avevano paura di parlarne e spesso sottovalutavano quello che succedeva dicendo frasi come: “Tanto si ammazzano tra loro, non è nulla di grave!”. Rocco Chinnici fu uno dei primi a capire la gravità di ciò che stava succedendo e creò una squadra per cambiare le cose: Chinnici fondò il POOL ANTIMAFIA. 

Il POOL fu utilissimo perché i suoi componenti si confrontavano e riuscivano a trovare meglio i collegamenti tra crimini.

Carzan conosceva Chinnici, perché sua figlia e sua moglie andavano nel negozio di giocattoli dei genitori dell’autore. Inoltre, la figlia di Chinnici, ha scritto un libro sulla vita del padre, in cui menziona il negozio dei genitori di Carzan, descrivendolo come un luogo fantastico.

Carzan ci racconta un aneddoto…

Aveva 15 anni ed era alle Isole Eolie con degli amici, suo padre lo chiama e gli dice di restare un po’ di più in vacanza perché se lo merita e che anche i genitori dei suoi amici sono d’accordo. Quindi, dopo aver finito la sua vacanza un po’ più lunga del previsto, torna a casa. Appena arrivato, va al negozio dei suoi e vede che le finestre del retro sono tutte rotte. Chiede a suo padre cosa sia successo, ma non riesce a parlare; chiede a sua madre, ma lei scoppia in lacrime. Francesco, il commesso del negozio, gli racconta che qualche giorno prima Chinnici stava uscendo da casa sua e, dopo aver salutato il portinaio, il signor Stefano Lisacchi, è esplosa un’autobomba che ha ucciso entrambi.


Nel libro, viene menzionato il signor Lisacchi, perché rispetto a un poliziotto, non faceva un lavoro pericoloso, né faceva nulla di sbagliato. In quel momento Carzan ha capito che se uccidono Chinnici, Falcone o Borsellino “ci sta” perché combattono contro la mafia, ma purtroppo vengono uccise anche persone comuni.

Questo è in linea di massimaciò che ci ha raccontato Carlo Carzan, anche se non ho potuto scrivere tutto. Anche se inizialmente questo articolo poteva sembrare noioso, scommetto che, ora che l’hai letto, ti ha catturato. Carzan ha fatto moltissime osservazioni interessanti e, mentre lo ascoltavo, mi sembrava di aver vissuto anch’io quel terribile periodo.

Eleonora Vicinanza, Classe 2^H, Scuola secondaria di Primo grado





 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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