giovedì 8 giugno 2023

Intervista all'amica ucraina, di Monica Busonera, Classe 2^E, Scuola secondaria di Primo grado

 

Durante lo studio della Geografia, la presentazione dell’Ucraina è stata arricchita con l’intervista ad un'amica ucraina, che abbiamo pensato di condividere con i lettori dell’Occhiolino. (n.d.r.)

Domanda: Da quanti anni vivi in Italia?

Risposta: Vivo in  Italia dal 2002, da 20 anni circa.

D.: Che ricordi hai della scuola in Ucraina?

Della scuola ho bellissimi ricordi, dei miei compagni, dei miei insegnanti. Era una scuola un po’ particolare: l’Ucraina faceva parte dell’Unione Sovietica, quindi era sotto il regime comunista. Era tutto diverso da come si vive adesso la scuola.

Per esempio, non potevamo fare religione né catechismo, perché la religione era proibita dal regime comunista (ateo). I nostri genitori, però, erano credenti, e ci insegnavano la religione. Andavamo in chiesa per le feste importanti come Pasqua o Natale, ma di nascosto.

Per le feste religiose importanti a scuola obbligavano noi bambini a firmare una lista in cui dichiaravamo che non saremmo andati in Chiesa. In quei giorni di festa ci facevano andare comunque a scuola, non facevamo lezione, ma si organizzavano giochi, per essere certi che non avremmo partecipato a funzioni religiose.

Andavamo quindi in chiesa di  nascosto, di notte. Per noi bambini era anche divertente uscire la notte. I nostri insegnanti erano costretti a controllarci: poteva capitare che li incontrassimo per strada mentre andavamo in chiesa di nascosto. 

A scuola ci insegnavano che gli Americani erano tutti nostri nemici, erano tutti spie. Un cittadino americano in Unione Sovietica veniva affiancato da un agente segreto e controllato in ogni movimento.

A scuola poi ci obbligavano di continuo a fare prove di evacuazione in caso di guerra, ci dicevano che gli Americani ci avrebbero colpito con la bomba nucleare, e ci costringevano a rifugiarci nei bunker.

Non potevamo studiare la storia come si faceva nelle scuole europee, ma ci facevano studiare solo quello che consentiva il regime.

Eravamo poi obbligati a studiare il russo, tutti dovevano parlarlo: a scuola, negli uffici, negli ospedali.

D.: Cosa ti manca di più del tuo paese?

R.: Del mio paese mi manca tutto. Quando vai a vivere in un altro paese nel tuo cuore hai sempre la terra dove sei nato, la tua gente, la lingua, il clima, l’ambiente. Nonostante le difficoltà che abbiamo vissuto in Ucraina, il regime, la povertà, nel tuo cuore rimane tutto caro, i bei ricordi rimangono. 

Vivo qui da vent’anni, ho qui la mia famiglia, e per me anche la Sardegna è diventata la mia terra.   Se dovessi andare a vivere in un altro paese, mi mancherebbe come se fosse la mia terra. 

Mi manca il cibo ucraino, infatti spesso cucino le ricette del mio paese, che mi ricordano tanto l’Ucraina.

Mi mancano i parenti, mio fratello, le mie sorelle. Prima della guerra ci incontravamo tutti in Ucraina, ora aspettiamo di poterlo rifare.

D.: Come vivi da qui la guerra in Ucraina? Ti arrivano notizie dai tuoi familiari e dai tuoi amici?

R.: Questa è la domanda più dolorosa… Da quando la guerra è iniziata, non è passato neanche un giorno, nonostante la vita qui continui, che io non abbia pensato alla guerra. E’ una cosa che ti appartiene, è molto molto doloroso sentire di tutte le persone che stanno morendo, bambini rubati e deportati in Russia.

E pensare che consideravamo i Russi come fratelli, nonostante il regime. Siamo un popolo pacifico, spesso vittima di invasioni e sterminio.

Prima non si parlava di quello che succedeva, la Russia ci dava il gas, l’energia, ma adesso questa guerra è troppo evidente e ha troppe ripercussioni. 

In Ucraina ho i miei parenti, che mi raccontano tutte le notizie, anche se ormai con Internet si riesce a sapere tutto in tempo reale.

Per fortuna io sono di Leopoli, vicino alla Polonia, e lì la guerra vera e propria non è arrivata.

Prego tutti i giorni che questo orrore finisca, non è accettabile ai nostri tempi, è tutto troppo doloroso…

Monica Busonera, Classe 2^E, Scuola secondaria di Primo grado



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